Insediamento Don Vittorio Rocca

25 settembre 2005

   

 

Saluto alla comunità di Aci S. Antonio

25 settembre 2005

 

Cari amici,

 vi confesso da subito la sorpresa di essere qui. Non mi sarei mai aspettato di ritornare nella comunità che ha visto sbocciare la mia vocazione sacerdotale, nella chiesa dove 16 anni fa sono stato consacrato sacerdote, dove per ben 9 anni ho servito in qualità di vicario parrocchiale. Questa chiesa era per me inscindibilmente legata alla figura di p. Torrisi, di “padre-parroco”, come l’ho sempre chiamato dal 1978 in poi. La sua scomparsa ha lasciato anche in me un senso di vuoto. L’ho voluto bene e mi ha voluto bene. Sono stato il primo di una lunga serie di ordinazioni sacerdotali santantonesi, frutto della sua preghiera e del suo zelo apostolico.

La proposta del vescovo di trasferirmi qui mi ha sorpreso non poco…Dopo un periodo di discernimento mi sono affidato alla volontà di Dio, ho detto il mio “si” da uomo libero e sereno, consapevole delle difficoltà che mi attendono, della croce da prendere, ma da prendere con amore.

Mi affido alla protezione di Maria Santissima, la Madre della Parola, la Mamma tenerissima che ci “bacia dolcemente”. La nostra città è cinta da sette chiese tutte dedicate al culto mariano: Maria Odigitria (cimitero), Maria Assunta (OASI), Madonna delle Grazie, Madonna della Mercede, Maria Ausiliatrice, Maria dei Tribolati, Madonna degli Ammalati. Che bello sapersi figli di questa Madre! Mater mea, fiducia mea!

 

Saluto tutti voi cari amici.

 Inizio dal vescovo e concittadino mons. Vigo: la ringrazio per avermi affidato questa comunità nella quale svolgerò il servizio di presiedere insegnando, santificando, governando. E le chiedo di sostenermi con la sua preghiera e la sua vigile attenzione. Il riferimento alla diocesi resterà primario. La parrocchia non può fare a meno del suo magistero, non può procedere da sola, ha bisogno dell’unico pastore del popolo di Dio che è il vescovo. Seguiremo pertanto gli orientamenti pastorali che lei, eccellenza, vorrà indicarci per diventare, come ci invita già, “casa aperta alla speranza”.

Aci S. Antonio è situata nel contesto sociale attuale, quello cioè di un panorama mutevole e complesso. Proprio per questo dobbiamo essere cristiani pieni di speranza. Questa comunità deve essere aperta alla speranza. Dio non abbandona mai il suo popolo. Dio non solo esiste e vive, ma è anche presente e operante in questo mondo. Non dobbiamo cadere nello sconforto, né nella mancanza di entusiasmo nei progetti pastorali. Il vescovo ci ricorda che lo Spirito Santo infonde in noi le forze necessarie. Abbiamo quindi fiducia nello Spirito, “che è Signore e dà la vita”.

 

Saluto i confratelli presbiteri qui presenti e anche quelli che, impossibilitati ad esserlo di persona, si sono resi presenti in vari modi. I sacerdoti santantonesi, i preti anziani o malati dell’OASI con il direttore Mons. Donzuso, i parroci del vicariato, del quale sono anche vicario foraneo e quindi coordinatore nella comunione. Penso in questo momento anche al diacono Luigi Privitera che tra alcuni giorni avremo la gioia in questa stessa chiesa di baciare le mani unte dal sacro crisma. E anche ai giovani seminaristi per i quali chiediamo il dono della perseveranza.

Un grato saluto a mons. Carlo Chiarenza – coordinatore della pastorale diocesana e decano della Basilica S. Sebastiano di Acireale – ma anche amico e compagno di sogni in comune.

Un caro saluto inoltre a mons. Adolfo Longhitano, docente alla Facoltà Teologica di Catania, nella quale mi onoro di esercitare la docenza in teologia morale; quest’esperienza dell’insegnamento è per me molto feconda: la pastorale dev’essere intelligente, illuminata, progettata; ma anche la teologia deve essere agganciata alla vita se non vuole smarrirsi in astrattezza. In questa prospettiva punterò molto sulla formazione teologica e vitale degli operatori pastorali.

Saluto mons. Alfio Scuto, il quale mi ha visto crescere e che ringrazio per la collaborazione che continuerà ad offrire a questa parrocchia.

 Un saluto speciale a don Nino Merlino, vicario parrocchiale e punto di riferimento in questi ultimi mesi. Il tuo ruolo è stato importante, caro Nino, è stato davvero un tirocinio opportuno per assumere adesso la responsabilità di parroco. Le nostre strade si sono incrociate…in qualche modo intrecciate. Ti ringrazio anch’io “Ninus philosoficus” – come già la comunità ha fatto – per il bene che hai operato, per essere stato attento alle esigenze della parrocchia, per aver promosso la dedicazione della chiesa e dell’altare, per avere accompagnato le varie iniziative e, non ultimo, per essere stato vicino con tatto e delicatezza al compianto padre Torrisi. Con te ringrazio tutti coloro che ti hanno strettamente collaborato in questi ultimi mesi e che ti hanno aiutato nella preparazione di questa giornata.

Ti consegno la comunità di S. Mauro Abate in Acicastello. Una comunità che amo profondamente e che non dimenticherò mai! Una comunità difficile ma viva, vivace, esaltante. Lì abbiamo posto le fondamenta della Casa sulla Roccia; in tanti hanno messo mano alla loro carriola portando mattoni su mattoni. Son sicuro che tu continuerai ad edificare, a fortificare quest’opera intrapresa. Mi auguro di poter vivere qui il medesimo fecondo cammino, di poter qui intessere la rete di relazioni, amicizia, amore che ho sperimentato all’ombra del Castello di Aci…Vi amo amici castellesi, abbiate cura del vostro nuovo parroco!

 

Saluto le suore. In questa parrocchia vi è la presenza preziosa di ben tre istituti di vita consacrata, che con i loro differenti carismi testimoniano la radicalità del Vangelo. La nostra parrocchia vuol continuare a dare spazio alla vita consacrata, accogliendo in particolare il dono della preghiera e del servizio. Grazie alla dedizione di tante donne consacrate – in special modo le Figlie di Maria Ausiliatrice – questa parrocchia è cresciuta attraverso l’attenzione ai piccoli e ai giovani tipici dello spirito salesiano.

 

Saluto tutti i gruppi, le confraternite, le associazioni, i movimenti parrocchiali. Siete in tanti. Siete una grande risorsa. Cercherò come parroco di promuovere e consolidare la comunione, di modo che possiamo sentirci chiamati con maggiore intensità alla vita comunitaria, facendo sì che la parrocchia sia “la casa e la scuola della comunione”. La prima testimonianza che tutti i gruppi parrocchiali sono chiamati ad offrire è quella dell’unità. Chi già fa parte o intende far parte di un gruppo dovrà parteciparvi con spirito disinteressato, non indirizzato a ricoprire subito o primariamente un incarico, un posto, da dove esercitare un “potere”. Si vive un’esperienza di gruppo ecclesiale per crescere la qualità della propria fede e poi per promuovere su questo sfondo anche una capacità di servizio. Su questo punto vorrei esprimermi fin da subito con chiarezza e con franchezza. In parrocchia esistono soltanto servizi da rendere con gratuità, non luoghi privilegiati per esibire la propria presunta bravura. La parrocchia non ha bisogno di esibizionisti, ma di donne e uomini che offrano il loro tempo, la loro passione, il loro entusiasmo con uno stile di vita evangelico alimentato da un’intensa corrente di spiritualità e di oblatività, uno stile insomma autenticamente improntato su S. Antonio, uomo di Dio mite ed umile, amico e fratello di tutti.

 

Un saluto deferente alle gentili autorità civili e militari della città, della provincia e della regione. Vi ringrazio per la vostra presenza che so essere non soltanto per un dovere istituzionale, ma anche e prima di tutto per dei rapporti di stima e di amicizia che spero possano intensificarsi al servizio dell’uomo, del territorio, del bene comune.

Il mio ministero pastorale si rivolgerà a tutti, sia ai fedeli che parteciperanno attivamente alla vita della comunità parrocchiale, sia alle persone che sono alla ricerca del senso della propria vita. Dobbiamo ricercare insieme con voi, responsabili della città dell’uomo, le vie e i percorsi per accompagnare la crescita, la solidarietà, la giustizia, la legalità…Penso soprattutto ai giovani, alle famiglie, al mondo della scuola, alle persone in difficoltà, nel disagio economico ed esistenziale. Collaboriamo insieme. La parrocchia è aperta al dialogo, per costruire insieme, nel rispetto delle rispettive peculiarità e competenze, una società più giusta e fraterna.

 

A tal proposito vorrei segnalarvi una ricorrenza carica di significato: nel prossimo anno 2006 l’oratorio “Mons. Pulvirenti” compirà cento anni dalla sua fondazione! Cento anni! Quest’anniversario dimostra l’importanza che l’istituzione dell’oratorio ha da sempre, di generazione in generazione, rivestito per questa città. Oggi l’oratorio ha bisogno di interventi per  renderlo più bello e funzionale ai tempi odierni. Vi rivolgo un appello pressante, governatori. Aiutateci in quest’opera. Impegnatevi. Noi comunità ci impegneremo a farlo diventare il polmone rigenatore della parrocchia, per il teatro, il gioco, lo sport, l’animazione del tempo libero…e per sfidare l’oratorio di Acicastello in una partita in cui giocheranno anche i parroci! Magari alternandoci un tempo per squadra!

Io amo i giovani. Sono il responsabile diocesano della pastorale dei giovani per la nostra diocesi. Ho vissuto momenti indimenticabili con i giovani. Ringrazio gli amici dell’equipe diocesana qui presenti che negli ultimi anni hanno assunto un peso sempre crescente di corresponsabilità. Sono anche il direttore della Casa dei Giovani nata proprio qui, nell’ex convento dei padri mercedari già Istituto S. Camillo. Ebbene, ringraziamo il vescovo perché ha concesso di utilizzare i locali della Casa dei Giovani per la nostra parrocchia!

Giovani e famiglia. Questo sarà il binomio, il binario sul quale vi inviterò a procedere. Uno stile di famiglia, un tessuto di relazioni familiari farà della parrocchia una vera comunità, una famiglia di famiglie.

 

Una comunità eucaristica. La Provvidenza mi manda in mezzo a voi quasi al termine dell’Anno eucaristico voluto dal grande papa Giovanni Paolo II. Non può esserci parrocchia senza Eucaristia. Non si può essere cristiano senza comunità. E la comunità si riunisce principalmente di domenica per vivere il Giorno del Signore.

Acis superioris, principium et nomen!

Acis superioris, così veniva denominata anticamente la nostra città… « Superiore », come la sala del Cenacolo, una sala al piano superiore. Il Cenacolo è il luogo dove Gesù ha istituito l’Eucaristia durante l’ultima cena del giovedì santo e dove ha lavato i piedi ai discepoli…Il luogo dell’Amore. L’amore ci fa vivere in un modo superiore, alto, in grande, magnanimamente, misericordiosamente.

Acis superioris, cioè citta dove si ama, dove si vive l’Eucaristia, dove le relazioni sono eucaristiche. Dove la domenica è il Giorno della festa, dove non si può vivere senza l’Eucaristia.

Era una domenica quel giorno benedetto nel quale il giovane Antonio partecipò all’Eucaristia della sua parrocchia ed ascoltò la parola del Vangelo che ben conosciamo: “Va, vendi, dona, seguimi”. Tutto ebbe inizio per Antonio dalla Messa.

Il Giubileo Antoniano sarà perciò per noi un evento intensamente eucaristico, una celebrazione pienamente giubilare, un rientrare nel Cenacolo per scoprirvi l’Amore vissuto e testimoniato da Antonio e proposto a noi nell’oggi di questa storia.

 

Acis superioris, principium et nomen!

Le parole che ho dette sovrastano la porta laterale della nostra bella chiesa madre: i nostri padri avevano un senso alto e dignitoso della città e sapevano sognare in grande! Una luminosa tradizione caratterizza Aci S. Antonio, sia sul versante civile che ecclesiale.

Da oggi sarò io a guidare la comunità cristiana che vive in questo territorio protetto dall’Abate Antonio, che con lui si identifica principium et nomen!